giovedì 4 febbraio 2010

AMABILI RESTI

Non credo che Peter Jackson faccia brutti film.
In fin dei conti non era poi tanto male nemmeno il suo King Kong.
Però sono convinto che non sia un grande regista, ma più semplicemente solo un bravissimo producer molto coraggioso (un visionario, direbbe qualcuno).
Progetta di portare al cinema la saga del Signore degli Anelli e ci riesce, permette di realizzare film come District 9 (non un granché secondo me, ma averne film così), pensa a una serie di film su Halo o si mette in testa con Spielberg di farne altri su Tin Tin (non vedo l'ora!).
E poi ti stupisce quando diventa da così a così (un vero effetto speciale vivente!) oppure dichiara "che mai avrebbe pensato che qualcosa avrebbe superato l'emozione degli Oscar del 2004" (riferendosi a quando fu insignito del titolo di cavaliere dalla Regina. Mah...): insomma, un tipo "bigger than life".
Però i suoi film, quelli che dirige, alla fine sono sempre un po' noiosi.
Lo è stata la Trilogia (filologicamente impeccabile, per carità, ma due palle!), decisamente lo fu Creature del cielo ed anche Sospesi nel tempo non era certo un film ad alto tasso d'adrenalina.
Anche i suoi primi film horror/splatter non sono da meno: di Splatter/Gli schizzacervelli ricordo una soporifera visione a un Fantafestival una quindicina d'anni fa (nonostante gli ultimi venti minuti di sangue a tutto schermo).
Insomma, lo stimo e vedo sempre i suoi film ma ogni volta mi delude amaramente.
Amabili resti non è un'eccezione.
Il film, come sempre nelle sue opere, comincia benissimo e sembra godibilissimo.
Poi, due palle. Ancora una volta.
La storia è molto bella e, sono sicuro, il libro da cui è stato tratto il film è eccezionale.
D'altronde fu lo stesso Jackson a dire, a proposito dell'adattamento di Amabili Resti, che "il vero capolavoro è il romanzo di Alice Sebold" (come potete leggere qui).
E infatti, nonostante il plot, il film si trascina stancamente verso il deludente finale, lasciandoti con la sensazione di un'ottima occasione mancata.
La visione del paradiso che ci offre il regista neozelandede è francamente vomitevole, una brutta copia di quella schifezza assoluta che era stato a suo tempo Al di là dei sogni con Robin Williams, con le solite estenuanti scene di estasi adolescenziale evidentemente tanto care a Jackson (vedi Creature del Cielo).
Nota postiva per gli attori, tutti bravi, con uno Stanley Tucci come al solito monumentale (ho visto il film in lingua originale ed è irriconoscibile con quello strano accento, credo, del sud. Un mostro di bravura).
In conclusione credo si possa tranquillamente affermare che il film non è niente di imprescindibile (peccato).
P.s.: occhio al cameo di Peter Jackson nel negozio del centro commerciale mentre prova una macchina fotografica.


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