martedì 25 maggio 2010

QUANDO IL PAPA SI MISE A SCRIVERE L'ULTIMO EPISODIO DI LOST



Attenzione spoiler!!!



E così, dopo sei anni, Lost è finito.
In molti sostenevano che la fine sarebbe stata deludente: non poteva essere diversamente, dicevano, per via dei troppi elementi enigmatici di cui erano stati infarciti gli episodi di queste sei lunghe stagioni.
Alla fine, è andata proprio così: finale deludente e, tra l'altro, ipotizzato già da diverse persone a metà della prima stagione, quando erano in molti a vedere nell'isola il paradiso o il purgatorio o comunque immaginavano i personaggi morti (e inconsapevoli di questo, tipo Fassino).
Non è andata proprio esattamente così, ma quasi.
Cerchiamo perciò di tirare le somme e stabilire (o almeno provarci) come è esattamente finito Lost.
Innanzitutto, il padre di Jack si chiama Christian Shephard, ovvero "pastore cristiano": non ci avevamo mai fatto caso ma ce lo fa notare subito subito Kate, accendendoci un (brutto) segnale in testa che ci fa presagire a una svolta "mistica" che si cominciava comunque a subodorare già dall'inizio di questa stagione.
Jacob e l'Uomo Nero, la fonte di luce al centro dell'isola, i rapporti tra i personaggi: tutto cominciava ad avere un senso (diciamo così), ma la nuova dimensione provocata dall'esplosione atomica continuava a farci porre diversi (troppi) quesiti: cosa diavolo stavano facendo a Los Angeles Sawyer/sbirro, Ben/professore, Jack/padre...?
Alla fine una vera spiegazione non è arrivata.
Ok, abbiamo capito che sono morti tutti; non insieme ma ad una certa distanza l'uno dall'altro (visto che "lì" dove si incontrano alla fine, consapevoli della loro nuova condizione, il tempo non esiste).
Jack muore pugnalato dall'Uomo Nero sull'isola dopo essere riuscito a salvarla rimettendo a posto un tappo (?!?), Hugo diventa il nuovo guardiano e sceglie Ben Linus come aiutante e si suppone i due abbiano vissuto insieme sull'isola chissà quanto tempo ancora prima di morire (come si dicono alla fine complimentandosi tra loro per essere stati un ottimo numero due e un bravo numero uno), Kate Sawyer il cinese Richard Claire e Burt Reynolds dei poveri riescono davvero a lasciare l'isola (come vede sereno Jack prima di spirare)per continuare la loro vita prima di morire anche loro chissà quando, Sayid Jin e Sun erano già morti nell'esplosione del sottomarino e così via.
Si ritrovano quindi in una chiesa chiaramente cattolica (anche se piena di simboli di quasi tutte le religioni più popolari) e guidati dal "buon pastore" Christian(o) (ricordiamolo, ubriacone menefreghista egoista e anche un po' figlio di puttana...) si inebriano sereni della luce presumibilmente divina che li investe dolcemente: insomma, vanno in paradiso (e non a caso Ben rimane fuori, in una sorta di purgatorio visto che non è stato poi così buono...).
Il tutto condito da forti stimoli salvifici e glorificazioni del perdono.
Una visione cattolica tout court che potrebbe risultare indigesta a qualcuno e decisamente inaccettabile.
Soprattutto perché lascia insoluti troppi quesiti, alcuni obbiettivamente importantissimi: l'isola, per esempio, che cosa è esattamente?
Chiaro il discorso del forte elettromagnetismo con Desmond immune ai suoi effetti, se vogliamo anche accettabile il "tappo" (nonostante le inevitabili striscianti ilarità che può aver provocato), ok la luce.
E poi va bene anche la mancata spiegazione sulla popolazione autoctona dell'isola (sono abbastanza chiaramente atlantidei, almeno così mi piace immaginarli, vista la statua e la lingua che parlano su un'isola presumibilmente del Pacifico); ma i numeri (quelli della botola, la lotteria...), gli orsi finiti da un'isola all'altra, la vera "essenza" dell'isola"?
Ancor più deprecabile la mancata spiegazione sull'altra dimensione che si trovano a vivere i personaggi dall'inizio della sesta stagione: alla fine è tutto un sogno di Jack? Sono le loro speranze, quello che avrebbero voluto essere?
Nessuna delle due, evidentemente.
Ma perché Desmond sa tutto e sembra ben consapevole anche la mamma del pazzo fisico/pianista?
Insomma, dai, ammettiamolo: hanno fatto un gran bel casino!
Lost resterà ovviamente come una delle serie televisive più belle della storia (per me, forse, la migliore in assoluto): ma il finale è stato scialbo, superficiale, affettato.
Un peccato: non basta far chiudere un occhio ad un uomo su una spiaggia dopo che sei anni prima si era cominciato con l'occhio dello stesso uomo sulla stessa spiaggia che si spalancava interrogativo.
A me sa un po' de presa per culo. E scusate il francese.

domenica 23 maggio 2010

SPECIAL ONE




Mamma mia quanto mi mancherà!
L'unico grande Special One.

mercoledì 12 maggio 2010

IRON MAN 2




Il progetto Vendicatori prosegue spedito.
Il film col più alto tasso di attesa mai immaginato sembra ben preparato, come dimostra definitivamente questo più che discreto Iron Man 2.
Per gli aficionados Marvel, infatti, sono evidenti le trame indirizzate al film sul supergruppo, non solo per Nick Fury o una (inutile scialbissima irritante) Vedova Nera, ma anche e soprattutto per un finale (dopo i titoli di coda) assolutamente imperdibile e finanche necessario, soprattutto se avete letto una certa serie di un certo Straczynski su un certo tipetto che era creduto morto...
Non uscite dalla sala fino all'ultimo, mi raccomando (io e Vale eravamo gli ultimi due rimasti a vedere la scena aggiuntiva...)!
Per il resto il film, come detto, è carino.
Non molto bello come il primo ma comunque riesce nel difficile intento di mantenere quello stesso tono, dove il supereroe cerca anche disperatamente di convivere con i suoi superproblemi come noi lettori siamo abituati a vedere da decadi.
Robert Downey Jr., manco a dirlo, è il più fico di tutti: è superfluo stare qui a ribadire che lui è Tony Stark come nessun altro, ad oggi, è mai stato interpretando un personaggio tratto da un fumetto.
Il Whiplash di Mickey Rourke è ben realizzato: fa paura pena e compassione allo stesso tempo, grazie al make-up ottimo (ah, quelle unghie!) e, ovviamente, le indiscusse capacità interpretative dell'attore. Peccato, forse, come nota giustamente Vale, che certi aspetti del personaggio rimangano un po' troppo in secondo piano.
Ottima, forse ancor meglio che nel primo film, la Paltrow: tra lei e Downey Jr. c'è una chimica che traspare da ogni inquadratura che condividono.
La Vedova Nera mi fa schifo come l'attrice che la "fa".
Grande l'Hammer di Sam Rockwell, come era d'altronde prevedibile.
La storia è abbastanza simpatica, a parte qualche passaggio a vuoto e l'inutile riempitiva presenza della Romanoff (che ve posso fa, non m'è piaciuta proprio!).
In definitiva un buon film, da vedere.
Soprattutto per la scena dopo i titoli: uno zuccherino che addolcirà la serata di ogni Marvel fan...

CIAO FRANK



Ho sempre identificato nella mia immaginazione il fantasy col tratto di Frank Frazetta.
Ricordo che da bambino avevo un album con diverse sue illustrazioni (ah, a sapere che fine ha fatto!), soprattutto con ambientazioni sword and sorcery e tanta tanto Conan: me ne stavo lì ore a sfogliare quelle pagine col panino olio e sale di nonna a mezz'aria a fantasticare chissà cosa...
Ancora oggi, comunque, credo che Frazetta sia stato uno dei più grandi disegnatori/illustratori del Novecento; nessuno come lui riusciva ad essere potente e raffinato, elegante e carnale, cupo e luminoso.
Quando papà mi porto a vedere il Conan di Milius col governatore della California in testa mantenevo ben salde le immagini del mio album, che ormai conoscevo a memoria.
Devo dire che quel film fu un'esperienza anche per questo motivo e ne mantengo ancora oggi vivido il ricordo.
Perciò grazie, Frank.
Mi mancherai.