lunedì 28 febbraio 2011

L'ETERNAUTA




La prima (ed unica) volta che lessi "L'Eternauta" avevo poco più di dodici anni.
Ovviamente non ci capii nulla ma mi rimase lo stesso dentro.
Ancora oggi ne ricordo lucidissimamente diverse vignette.

Negli anni naturalmente ho letto parecchie cosette su questo capolavoro assoluto del fumetto, l'historieta per eccellenza.
E tanto mi ha colpito un articolo che apparve su un numero di Internazionale uscito un paio di anni fa dove si raccontava la tristissima storia del creatore del fumetto, Héctor German Oesterheld, morto desaparecido durante la dittatura dei generali e a cui ammazzarono quattro figlie.
Per aver scritto un fumetto.
Per aver scritto "questo" fumetto.

Ora i tipi della 001 usciranno con questa edizione definitiva.
Esiste un modo migliore di spendere 40 euro?

TASSATIVAMENTE




Titolo bellissimo per una mostra, a Roma, dedicata al grande Sergio Toppi.
Da non perdere.
Tassativamente.

LADRI DI CADAVERI





John Landis è tornato.
Forse, come ha scritto qualcuno, un po' arrugginito. Ma è tornato.
"Ladri di cadaveri" è un film di citazioni, ambientazioni, u(a)mori.
Il vecchio John prende una storiella semplice semplice (tra l'altro ben nota in Gran Bretagna) ambientata in una tetra e sudicia Edimburgo di inizio Ottocento e ci ricama sopra tirandoci fuori il classico film "gustoso".
Per molti ma (attenzione) non per tutti.
Come al solito nel caso del Nostro questo è anche e soprattutto un film di attori: oltre naturalmente la deliziosa coppia Pegg/Serkis tutti sono meravigliosi, soprattutto i (soliti) camei landisiani, in primis quello di un vecchiaccio in splendida forma (vedere per credere, e capire...).
I momenti da black comedy (come si evince dalle due fotine che ho postato) sono assolutamente di primissimo livello e le autocitazioni vi faranno spuntare spesso sorridi maliziosi se avete visto tutti i film di Landis.
Su tutte una a sfondo sessuale che ricorda "lo sguardo" di un personaggio delle vignette di Vauro e "Una Poltrona per Due" (?!?... chi lo capisce vince un busto in resina del lupo mannaro americano a Londra...)
Però, va da se, un film così si assapora solo se si ama "quel" certo cinema e lo si conosce bene altrimenti (e mi sforzo tanto tanto per essere il più obiettivo possibile) rimane un filmetto che non ha molto da dire.
Però cavolo: come si va a non ridere quando arrivano Wordsworth e Coleridge alla locanda!!

Voto: 8+

venerdì 25 febbraio 2011

COME LO SAI... CHE UN FILM E' RIUSCITO?




... forse lo capisci quando percepisci almeno lo sforzo dell'autore di fare qualcosa di diverso, di uscire dai canoni della commedia sentimentale all'americana pur rimanendone fedele.
Come lo sai mi è piaciuto per questo.
Non è niente di trascedentale, sia chiaro, ma è ormai evidente che i film di Brooks si sforzano, appunto, di essere altro e diverso percorrendo i facili sentieri di un genere così piacevolmente abusato. Fu così (clamorosamente) per Voglia di Tenerezza, per Qualcosa è cambiato e (soprattutto) per Spanglish (la migliore interpretazione di quello sbilenco attore che è Adam Sandler).
Tu sai (come non è importante, lo sai e basta) che Paul Rudd e cartoon (con quella faccia un po' così...) Witherspoon si amano, ma cerchi anche tu (come loro) di scoprire in che modo. Esattamente.
E nel percorso (poco lineare, da cui la particolare originalità) ti aiutano il talento comico di Owen Wilson e la monumentalità di Jack Nicholson.
E quando (sai che ) i due salgono su quell'autobus li lasci andare per la loro strada, un po' più contento per aver fatto quel pezzo di strada insieme a loro.

Voto: 7 1/2

A CHI PIACE IL BALLETTO?




Scarpette Rosse è uno dei film più belli che abbia mai visto (ma d'altra parte è così per tutti i film della fantastica coppia Powell/Pressburger).
Save the Last Dance invece è una grossa stronzata.
Questo per dire che la danza è un ottimo soggetto cinematografico: paradigma del corpo che si fa (da) cinema, sangue pieghe e sofferenza mostrata/ostentata in un contesto scenografico assolutamente plausibile.
Ma anche che non tutti i film sulla danza possono (ri)uscire bene.
Black Swan è un film sulla danza totcourt. Ed è riuscitissimo.
Correva probabilmente il rischio troppo facile di essere autocompiacente (visto il tema e l'ultimo bel film di Aronofsky, The Wrestler), ma non è andata così.
La danza metafora come sacrificio estremo, ragione di vita che va oltre la stessa (come il cinema stesso d'altronde) e tema del doppio che riesce ad autoreferenziarsi in un metacinema che scruta se stesso attraverso la (senza mezzi termini) immensa interpretazione della fantastica Natalie Portman.
Black Swan ci trascina sul palco come pochi altri film prima di questo, costringendoci a vivere la fatica della preparazione sublimata dall'atto unico e irripetibile alla ricerca di una perfezione sancita da un applauso scrosciante.
Buona la prima. Niente repliche. Così per sempre.
Come il cinema. Più del cinema.

Gran bel film, ma Vale l'ha detestato. Quindi...
Voto: 8(-)