sabato 27 febbraio 2010

COSPLAY INSOPPORTABILE! O FORSE NO...





Mai sopportato il fenomeno cosplay.
Avete presente, no?
Quei tipi che se vanno in giro per i padiglioni delle ferie fumettistiche vestiti come i personaggi dei fumetti, dei cartoni, dei videogiochi... e che fanno a spadate in mezzo alla strada mimando Luke Skywalker con la panza a fatica trattenuta nelle tutine attillate emanando quell'agrodolce odorino di sudore post adolescenziale.
Insomma, avete capito no?
Li odio!
Però, devo ammettere che qualcuno è bravo, tipo questa ragazza che si è vestita da bambina gironzolando per un acquario australiano.
Carina.
P.s.: è il cosplay di Bioshock, il videogioco.

venerdì 26 febbraio 2010

MA SAVIANO NON E' PASOLINI

Premetto che sono un grandissimo ammiratore di Roberto Saviano.
Pur essendo uno di quelli (pochissimi, a dire il vero) che non ha letto Gomorra (l'ho cominciato però, abbandonandolo non so ancora perché), leggo avidamente ogni suo articolo e, dove e quando posso, seguo ogni suo intervento registrato, in tv o su internet.
Detto questo, devo ammettere però di aver trovato il suo pezzo pubblicato da Repubblica oggi, titolato "Clint non sbaglia un colpo, Mandela neppure", brutto e pleonastico.
Provo a spiegare perché.
E' evidente che Saviano rappresenti oggi l'unica "forma" accettabile di intellettuale esistente in Italia.
In un paese dove lo scrittore più bravo va a fare l'isola dei famosi e gli uomini che potrebbero (condizionale d'obbligo) riuscire a fare davvero opinione si contano sulle dita di una mano (ad essere ottimisti), di fronte ad una figura come quella del giovane scrittore meridionale non la si può pensare diversamente (ed è sorprendente che Saviano abbia appena compiuto trent'anni, aggiungerei!).
Questo, ovviamente, dovrebbe però quantomeno farci riflettere.
Invece di perderci e sorprenderci tra le parole del giovane scrittore colto e raffinato dovremmo soffermarci un attimo a riflettere sulla situazione attuale, sulla nostra contemporaneità fattiva, sul mondo (la vita) che stiamo vivendo.
E percepire davvero il vuoto pneumatico che ci avvolge e la pochezza culturale che abbiamo raggiunto.
Perché Saviano, purtroppo, non è Pasolini.
Ma non è nemmeno Calvino o Vittorini.
Tornando all'articolo, Saviano parla di Invictus, l'ultimo film di Eastwood.
E lo fa pretestuosamente perché del film parla poco (e male) e per il resto dell'articolo tratta temi (credo) come l'appartenenza alla nazione ed il razzismo (di ritorno).
Che Saviano sia particolarmente nazionalista è ormai più che evidente.
Ma che non sia un vero conoscitore (nonchè appassionato) di cinema è una piccola novità sorprendente e lo si evince chiaramente da questo articolo.
E allora la domanda è: perché?
Perché Saviano dovrebbe parlare di un film senza avere i mezzi cognitivi (enciclopedici e culturali totu court) per parlarne?
Una cosa è lo spunto o la citazione en passant per parlare d'altro, un altro conto è (provare) a scrivere una recensione di un film senza avere i mezzi per poterlo fare.
E qui rientra il parallelismo con Pasolini, non certo casuale, perché l'autore di Petrolio quando trattava qualche argomento lo faceva sempre con cognizione di causa (andatevi a leggere i suoi articoli su Tempo, giusto per dare un'idea) e di cinema, per esempio, se ne parlava era solo se ne aveva conoscienza (tanto è vero che divenne un regista fenomenale dopo essersi avvicinato alla Settima Arte per motivi prettamente epistemologici).
Una volta, evidentemente, funzionava così.
Oggi invece, se un quotidiano come La Repubblica permette a Saviano di scrivere un pezzo del genere è perché tutto ci è ormai alle spalle.
E' solo e semplice superficialità.
Qualunquismo contemporaneo.
E fa molto male quando te ne rendi conto.

giovedì 18 febbraio 2010

EL GRINTA

Ho saputo che i fratelli Coen faranno il remake di "El Grinta".
Anzi, non proprio remake, visto che hanno dichiarato che si ispireranno direttamente al romanzo originale di Charles Portis, da cui fu tratto a suo tempo il film con John Wayne nei panni del granitico vecchio sceriffo a caccia di due assassini.
Notizia succulentissima e hype davvero alle stelle!

TRA LE NUVOLE

Ryan Bingham (George Clooney) licenzia le persone.
E' l'uomo di punta di una società che offre i suoi servizi a chi non riesce a snellire il proprio organico.
Perennemente in viaggio per tutti gli Stati Uniti (l'unico vero obbiettivo della sua vita sembra apparentemente raggiungere le dieci milioni di miglia, impresa riuscita finora a pochissime persone), Ryan sembra un uomo felice: anche se deve rovinare la vita alle persone comunicandogli che non hanno più un lavoro, tutto sembra scivolargli addosso, sempre impeccabile nel suo completo elegante e con quel sorriso un po' così che lo accompagna in tutte le occasioni.
Poi però succede qualcosa, una piccola rivoluzione nel suo lavoro e l'incontro con una donna molto affascinante, e così...
L'ultimo film di Jason Reitman a quanto sembra è piaciuto molto negli USA, visto che ha avuto ben 6 nominations agli Oscar ed ha già vinto 2 Golden Globe, ma non è un film eccezionale.
Non è Juno (precedente film di Reitman), per intendersi.
Tanto era intenso ed intelligente (nonché profondo) il film sulla ragazzina che decideva consapevolmente di non abortire, tanto è noiosetto e finanche sempliciotto questo con George Clooney.
Sia chiaro, è un film senza molte pecche e Reitman continua a confermarsi un ottimo regista, ma forse delude un po' le aspettative.
Nonostante il tema principale sia, ahimè, attualissimo e venga affrontato in fin dei conti in maniera adeguata (tra i momenti migliori sono sicuramente le reazioni dei poveracci che vengono licenziati da Bingham e le loro improvvisate e spaventate riflessioni sulla precarietà e il futuro che li (ci) attende), il tutto non sembra mai decollare (perdonate la battuta...), lasciando quell'insoddisfazione tipica dei film sdentati.
Tra l'altro ci si rende conto improvvisamente, verso il finale, che pur essendo una storia di forte impegno sociale (come, sembra ormai evidente, tutti i film di Reitman), più che altro il fulcro della situazione è il personaggio interpretato dal bel George (così così, tra l'altro, e non certo da meritarsi una candidatura al premio Oscar), i suoi dubbi esistenziali e la relazione con la sua controparte femminile che riesce a tenergli testa e lo fa vacillare.
Piccola nota a margine (ampiamente meritata) per l'interpretazione di Vera Farmiga, sorprendentemente convincente ed incisiva, talmente tanto che forse tiferò per lei agli Oscar.


"CREDO CHE BISOGNEREBBE PAGARE LE TASSE CON UN SORRISO. IO CI HO PROVATO MA LORO VOLEVANO I SOLDI"

Ma non in Italia.
Qui si accontentano se sghignazzi.

mercoledì 17 febbraio 2010

HEAVY RAIN


L'interattività assoluta è la chimera del videogiocatore. Il sogno (per ora) irraggiungibile.
I francesi della Quantic Dream (già a suo tempo autori del deludentissimo Fahrenheit) sono forse (tra gli sviluppatori) quelli che ci provano di più.
La loro ultima fatica si chiama Heavy Rain ed è disponibile solo per PS3.
Ho giocato la demo e l'ho trovata purtroppo noiosa.
Carina l'ambientazione, buoni i personaggi, sufficienti le musiche.
Giusto la grafica è molto bella (ma veramente molto).
Ma non credo sia sufficiente per spingere un videogiocatore assiduo a spenderci dei soldi (tanti!) per comprarne una copia.
L'esperienza ludica di un film giocato in prima persona è insomma ancora molto lontana.
Peccato.

martedì 16 febbraio 2010

MARIO TI AMO!

Una volta si era soliti parlare di Nintendo difference per (provare) a definire la magia della casa giapponese a livello di gameplay.
Poi arrivarono il DS e il Wii che traslarono universalmente la magia anche a livello di supporti hardware.
Ma la Nintendo resta (e per sempre sarà) una immensa casa di creatori di videogiochi allo stato puro.
E Mario, signori miei, non si batte.
New Super Mario Bros Wii è semplicemente un capolavoro assoluto dell'intrattenimento (anche se somiglia molto, forse troppo, alla sua controparte uscita lo scorso anno per DS).
Compratelo.
Giocatelo.
Amatelo.
Tutto il resto è noia.

P.s.: grazie Vale, amore mio, per il regalo.

UMORISMO FEMMINILE

Mi è capitato di leggere un articolo pubblicato da New Scientist sull'umorismo e il vero significato delle battute.
Mi è sembrato molto interessante per diversi motivi, ma devo ammettere che si è rivelato alquanto sorprendente quando ha definito la differenza "di spirito" tra uomini e donne.
"Anche se le donne ridono più o meno quanto gli uomini [...], un livello maggiore di elaborazione e decodificazione linguistica" le porta ad impiegare più tempo a decidere se qualcosa è divertente o meno.
Perciò, è dimostrato scientificamente che le donne hanno meno senso dell'umorismo degli uomini (questi studi sono stati effettuati grazie alle moderne tecniche di visualizzazione cerebrale).
Quindi, chiederete voi?
Niente, così, giusto per dire...

"IN POLITICA, SE NON SAI COME RISOLVERE UN PROBLEMA, CREANE UN ALTRO"

(Da una vignetta di El Roto apparsa su El Pais la scorsa settimana).

mercoledì 10 febbraio 2010

LO SAPEVO!



COLONNA SONORA UNCHARTED 2

E' uscita oggi, in CD, la colonna sonora di Uncharted 2 (solo però per il mercato americano): imperdibile.
Vale mi regalò a suo tempo quella del primo: fantastica (intendo Vale, ovviamente, la colonna sonora è discreta...)!
Scherzi a parte, rimediate tutte e due le uscite, soprattutto se avete giocato (?) l'avventura (la migliore mai realizzata per console, naturalmente).

MESSICO


Le notizie che arrivano dal Messico sono sempre più inquietanti: leggendo Internazionale si può seguire ogni settimana un'allucinante escalation di efferata violenza per tutto il Paese, soprattutto nelle regioni (o meglio Stati, nel caso del Messico) al confine con gli USA.
Omicidi terribili con decapitazioni e amputazioni degli arti avvengono a ritmi vertiginosi; nel 2009 sono stati quasi tremila. Nel 2010, visto come è cominciato, potrebbero essere molti di più.
La causa principale ovviamente è la droga e la guerra aperta tra narcos.
E il tutto avviene nella più completa indifferenza.
Comprate Internazionale, sicuramente la migliore pubblicazione che si può trovare in edicola (costa 3,00 € spesi bene): potrete seguire (anche) questa tristissima vicenda ed i suoi sviluppi (e sarà sempre meglio di starsene schifati e inermi a guardare il tg1 e la monnezza che ci propina!).

AGAN HARAHAP

















Lui è un artista indonesiano e mi piace molto.
Per come manipola le immagini storiche (Batman che appoggia Fidel è fantastica!) e per il forte impatto immaginifico.
Se volete godervi un suo portfolio (con una maggiore definizione delle foto) potete andare qui.
Mentre l'indirizzo del suo blog è http://www.melmanandthehippo.blogspot.com/. Merita.

BECK E CHARLOTTE GAINSBOURG

La canzone è simpatica, ma il video è strepitoso (come tutti quelli di Beck, vero Fede?).
Una specie di David Lynch quasi comico.
P.s.: e, a proposito della Gainsbourg, l'altra sera con Vale l'abbiamo sentita da Letterman: mi sa che il suo disco potrebbe essere una bella sorpresa...

BRUCE BRANIT

E sempre a proposito di video, anche questo corto è da vedere.

SE AMATE I FPS

Molto bello.

IL PAPA' DI VALE


Qui potete trovare i quadri del papà della mia Vale, Vincenzo Ardizzone.
Dategli un'occhiata (e spargete la voce), perché ne vale la pena.

martedì 9 febbraio 2010

SCHNITZLER, QUESTO (S)CONOSCIUTO


Ci sono autori che, per qualche misterioso motivo, si insinuano tra le tue letture in modi sorprendenti, un po' così, senza che tu voglia poi tanto farli entrare nella tua vita.
A me capita spesso con Schnitzler: lo odiavo al liceo nelle ore di tedesco (lui e l'Emilia Galotti di Lessing!), mi si ripropose prepotentemente dopo aver visto quel film magnifico che è Eyes Wide Shut di Kubrick (che era ispirato al Doppio Sogno dell'austriaco e che io comprai, senza finire di leggere, dopo la visione del film) oppure all'Università durante le soporifere lezioni di Storia del teatro e dello spettacolo.
Insomma, una persecuzione.
Giorni fa invece mi è capitato tra le mani un bel volume della Coconino Press (dove l'aggettivo nel caso di questa casa editrice è assolutamente pleonastico) intitolato La Signorina Else che ho comprato senza indugi per la raffinatezza del tratto del suo autore, Manuele Fior.
Tratto, ovviamente, da Arthur Schnitzler.
Devo dire che il fumetto è stata una piacevolissima sorpresa.
Fior (che non conoscevo) si dimostra autore maturo e completo ed il suo tratto "liquido e raffinato" è una gioia per gli occhi, riuscendo a mantenersi in equilibrio tra ricercatezza ed essenzialità nonostante la scelta acquarellata in un contesto narrativo particolarmente drammatico.
Il volume costa ben 17,50 € e sicuramente questo non aiuta per la diffusione del fumetto autoriale: peccato, anche se la veste editoriale e la qualità della carta sono di alto livello e giustificano il prezzo.

CALVIN E HOBBES

Un'immagine che vale più di mille parole.
Però dovete leggervi le strisce di Calvin e Hobbes (best comic ever).

PERDIAMOCI UN PO'...

Stasera su Fox comincia la sesta (e ultima) stagione di Lost.
Se avete resistito alla tentazione di cominciare a vederlo sottotitolato e lo preferite doppiato vi chiedo solo:
perché?!?
Comunque la pensiate, non perdetevi Lost (lo so, sono il re del calembour...).

L'AMANTE DEL VAMPIRO



Se gli albi della Sergio Bonelli fossero di 70 pagine Dampyr sarebbe di gran lunga la migliore collana della casa editrice.
Se volete una prova andatevi a comprare l'ultimo numero (il 119) del mensile creato da Boselli e Colombo intitolato L'Amante del Vampiro.
La storia di Boselli comincia benissimo e riesce ad essere coinvolgente, con la sua ambientazione irlandese e nebbiosa nella vecchia magione gotica e decrepita e i bei personaggi, fino a che... non arriva Dampyr.
Sebbene sia lodevole, infatti, far apparire il titolare della testata dopo 2/3 abbondanti di storia (cosa a cui, comunque, Boselli ci aveva già abituati) è altrettanto incredibile constatare il precipitoso scemare del livello qualitativo dell'intreccio con l'arrivo del protagonista e i suoi amici.
L'ultima parte della storia si riduce ad un combattimento in un'ambientazione inutilmente medievale ed una chiosa affrettata dedicata al personaggio della timida bibliofila sognatrice (personaggio comunque davvero convincente).
Insomma, una (bella) storia tronca.
P.s.: i disegni di Michele Cropera mi sono piaciuti, soprattutto per la loro funzionalità

domenica 7 febbraio 2010

L'EROE IN CARNE E...CARNE


In realtà, più di Dante's Inferno, Mass Effect 2 o Bioshock 2, c'è un gioco indipendente che stuzzica partcolarmente la mia fantasia: si intitola Super Meat Boy (in omaggio all'idraulico di Miyamoto) e sarà a breve disponibile per WiiWare.
Perché non vedo l'ora di giocarlo?
Perché narra la storia di "una mascotte fatta di carne che esplora un mondo fatto di seghe arrugginite nel tentativo si sventare i piani di un feto chiuso dentro un barattolo di vetro (?!?)", è molto splatter e molto difficile, tanto difficile quanto lo erano solo i giochi di una volta.
C'è da aggiungere altro?

INVICTUS

C'è una scena dell'ultimo film di Clint Eastwood in cui due volontarie, una bianca e una nera, di una parrocchia suburbana di una città sudafricana distribuiscono indumenti ai poveri bambini che vivono nella baraccapoli lì vicino.
Quando arrivano all'ultimo ragazzino una delle due gli dice sorridente che è stato fortunato offrendogli la maglia di allenamento della nazionale di rugby sudafricana, ottenendo come risposta un sorprendente e deciso rifiuto dell'indumento.
La tipa, sorpresa, si gira verso la collega che le spiega che la gente di colore in realtà odia il rugby (in quanto sport dei bianchi) e in particolar modo i colori verde e oro.
Può sembrare una scena inutile e superficiale, ma in realtà è esemplificativa della cifra stilistica dell'autore americano: la capacità di sintesi e raffinatezza esplicativa, dove mai sembra esserci una parola fuori posto od un'immagine superflua e ridondante.
Lo spettatore in trenta secondi (e con l'escamotage delle volontarie) viene a conoscenza di cosa significa il rugby (e quei colori di quella maglia) per la popolazione nera del Sud Africa.
Anche questo ultimo film del regista è pieno di esempi del genere (Valentina me ne ha fatti notare diversi, durante la visione), di capacità di sintesi e quindi assoluta padronanza del mezzo cinematografico.
Purtroppo, però, non tutte le ciambelle riescono col buco (non sempre, almeno).
Invictus, infatti, è un film che non ci ha entusiasmato.
Sia chiaro, è sempre Eastwood (il che significa che il suo peggio è molto meglio del massimo che il 70% dei registi attualmente in circolazione possano mai anche solo provare ad immaginare!), ma il film purtroppo sembra mancare di ispirazione e, incredibilmente, risulta soporifero (per non dire proprio noiosetto).
Il rugby è molto presente e le scene delle partite sono girate molto bene (pur essendo, come il calcio, uno sport molto spettacolare nella realtà ma oggettivamente poco cinematografico), ma i personaggi sono poco approfonditi e risultano tutti con poco spessore (anche se il film è su Nelson Mandela!).
Anche gli attori (incredilmente bravi nel riuscire a proporre in maniera accetabile quello strano linguaggio singhiozzato che è l'inglese masticato dai sudafricani, come avevamo già potuto constatare ultimamente con District 9) sono al di sotto delle loro possibilità: Morgan Freeman riesce nel difficilissomo compito di sembrare Morgan Freeman (e niente più) anche nella parte di Mandela e Matt Damon colpisce maggiormente per il suo fisico anabolizzato gonfio come un peperone che per le sue battute (ne avrà una decina e tutte abbastanza stupide).
Insomma, deludente.

sabato 6 febbraio 2010

DANTE'S INFERNO. SONO MALATO?

Dando per scontato che la domanda è retorica (e la risposta, ovviamente, è si), è uscito ieri nei negozi un gioco d'azione ambientato nei gironi dell'inferno dantesco dove Dante Alighieri è il protagonista e spacca parecchio, alla Duke Nukem o, ancora meglio, Kratos di God of War (gli americani e i giapponesi sono incredibili, dai!).
Detto questo, sinceramente la demo è stata parecchio deludente, soprattutto per quanto riguarda l'impatto grafico.
Dante' Inferno sembra (eufemismo) rifarsi parecchio al capolavoro della Sony suddetto, ma mi sembra abbia meno stile e poca profondità.
Il fumetto tratto dal gioco poi, uscito per i tipi della Panini qui da noi (e pubblicato dalla Wildstorm negli USA) la scorsa settimana (e che io, ahimè, ho già letto) è probabilmente l'esempio migliore di confusione artistica che si possa trovare attualmente in circolazione (a partire dai disegni di un poco leggibile Diego La Torre).
Insomma, sembra tutto un progetto assurdo.
Quindi il gioco lo comprerò sicuramente.
Ecco perché sono malato.

JESHUA BIBULO E FULVIO GRACCO

Si può stare dalle nove di sera all'una di notte a leggere si e no un quarto del regolamento di un boardgame ambientato nell'antica Roma che simula circa 250 anni di storia capendo pochissimo e praticamente senza giocare mai o quasi?
Assolutamente si!
Giocone bellissimo provato in anteprima con Fulvio Jeshua e il Samoa l'altra sera.
Prima di andarcene a dormire ci siamo lasciati con questa faccia qua.
Non vedo l'ora di rigiocarci (ovviamente anche con Fede e Gianluca).

SURROGATI REPLICANTI GIOCATORI E AVATAR



Sul numero 72 di Scuola di Fumetto potete trovare una lunga intervista agli autori di The Surrogates, il fumetto della Top Shelf (edito in Italia da Rizzoli Lizard) da cui è stato tratto il film Il Mondo dei Replicanti di Jonathan Mostow con Bruce Willis.
Non ho letto il fumetto, ma l'intervista mi ha fatto venire in mente che il 2010 è cominciato all'insegna dell'alter ego movie (orribile definizione tutta mia, scusate).
A parte Avatar, infatti, si possono anche vedere Gamer con Gerard Butler e il suddetto film col vecchio Bruce.
Di Avatar è inutile parlare (magari lo farò in un'altra occasione), ma sugli altri due vorrei dire due cosette.
Il Mondo dei Replicanti è un film molto brutto.
Non so se è al limite del guardabile perché la storia è abbastanza ridicola o perché Bruce Willis col parrucchino è decisamente osceno.
Praticamente in un prossimo futuro gli essere umani vivono auto-reclusi (ma perché?!?) nei loro appartamenti mandando in giro i loro replicanti/surrogati/avatar belli e fighi: non esestono più crimini ne morti violente, anche perché, a parte un gruppetto isolato di persone che vive confinato in una specie di riserva (??) dove vivono di agricoltura andando in giro a cavallo (???), tutto il mondo se ne sta a casuccia mandando in giro il proprio alter ego.
Detto questo, detto tutto. Bisogna solo aggiungere che Bruce Willis è un agente dell'FBI che deve indagare su una serie di omicidi dove sono coinvolti i surrogati e vive l'indagine dolorasamente perché vorrebbe separarsi dal suo avatar per respirare di nuovo la vita vera con la bella e disperata moglie (ai due, infatti, è purtroppo morto un figlio anni prima).
Insomma, una cazzata di discrete proporzioni (che però, noto, viene ben considerato da diversi critici, molti dei quali lo definiscono "un'opera fantascientifica tra le più originali degli ultimi anni". Esemplare a tal proposito la rece di Aldo Fittante, direttore di Film TV, su un numero recente del suo settimanale dove definisce 'sta boiata una pietra miliare della sci-fi!).
Paradossalmente va un po' meglio con Gamer, con il Leonida di 300.
In questo caso si immagina che la gente utilizzi come avatar virtuali per l'esperienza videoludica persone vere e proprie che vengono pagate per fare da controparte virtuale (in un ambiente ludico essenzialmente uguale a quello che viene offerto dall'obbrobrioso Playstation Home su PS3) e quindi compiere un po' di stupidate varie (soprattutto a livello sessuale) per il compiacimento di stupidi ciccioni che vivono col culo appiccicato alle loro poltrone rotella-munite.
Per i FPS (First Person Shooter) la cosa cambia "leggermente" per via del fattore mortalità: la genialata (diciamo così) è che a far da contoparte in questo caso sono reclusi del braccio della morte (quindi il film lascia presupporre che in questo futuro più o meno prossimo almeno il 70% della popolazione, così a occhio, sia in attesa di essere giustiziato. Ma lasciamo perdere...).
Però il film, nonostante queste stupidate, rimane alla fine stranamente abbastanza godibile e divertente, anche se il finale è un po' così e nella parte del cattivo c'è Michael C. Hall, quello di Dexter, che è oggettivamente insopportabile (soprattutto nella scena del balletto. Capirete solo vedendo...).

SE PROPRIO DEVO

L'unico elemento di interesse che posso trovare in questi giorni nel campionato italiano è l'approccio tattico di Zaccheroni alla Juventus e il vedere la squadra evolvere dal 3-4-1-2 al 3-4-3.
Sono proprio curioso di vedere come si comporterà la Signora, coi giocatori che ha, con questo eventuale nuovo modulo tanto caro a Zaccheroni.
Quindi stasera Livorno Juve me la vedo (se ci riesco).
P.s.: e speriamo che la Lazio domani batta il Catania, sennò la vedo proprio dura...

WALT L'AMBIGUO


Grazie all'ultimo numero di Hera (adesso in edicola), ho fatto un'interessante scoperta.
Leggendo l'articolo intitolato "SimbolI alchemici nell'opera di Jules Verne: il profeta del futuro" infatti sono venuto a sapere che Walt Disney in molte occasioni aveva introdotto nei suoi film "riferimenti dalle valenze simboliche, legati all'alchimia, alla magia e a temi intimamente connessi con il percorso iniziatico (della massoneria)".
Che Disney fosse membro della Massoneria era noto anche a me, ma i riferimenti nei suoi film mi erano sfuggiti.
Così sono andato ad approfondire la cosa e ho scoperto, per esempio, che ne La Spada nella Roccia le prove che deve affrontare il giovane Artù sono chiari riferimenti alla Massoneria: Merlino, infatti, lo trasforma prima in scoiattolo, poi in pesce, quindi in uccello, evidenti metafore delle prove massoniche (terra, acqua, aria) prima di affrontare l'ultima, la più impegnativa, quella del fuoco (tirare fuori la spada dalla roccia. Spada che rappresenta un simbolo assiale).
Riferimenti più o meno espliciti si trovano anche in "Biancaneve e i Sette NanI" (sembrerebbe molto caro ai massoni il tema del rifugio, della capanna...), oppure Dumbo, La Bella Addormentata e molti altri (soprattutto nei film con attori in carne e ossa).
Significativa comunque a tal proposito è l'immagine in apertura dove viene evidenziato un chiaro simbolo massonico vicino all'inventore di Topolino.
La figura di Walt Disney mi ha sempre affascinato: dalle accuse di presunto filonazismo al modo di gestire la sua factory (come quando si diceva che tutti i suoi impiegati dovevano farsi crescere i baffi come lui). E poi le fantastiche idee (perché non andarono avanti col loro progetto insieme a Salvador Dalì! Il pittore rimase come suo ospite in California per diversi mesi ma ne uscirono solo degli schizzi preparatori, bellissimi), la visionarietà oltre i confini del "semplice" genio, Pinocchio o Biancaneve.
Insomma: non posso non amarlo.
Vi consiglio quindi caldamente di andarvi a leggere qui questa interessante polemica tra La Repubblica e Il Manifesto sulla sua figura e le sue contraddizioni apparsa sui quotidiani alcune settimane fa.

HOMO LUPIS

Esce il 19 febbraio.
Sembra stuzzicante...

giovedì 4 febbraio 2010

AMABILI RESTI

Non credo che Peter Jackson faccia brutti film.
In fin dei conti non era poi tanto male nemmeno il suo King Kong.
Però sono convinto che non sia un grande regista, ma più semplicemente solo un bravissimo producer molto coraggioso (un visionario, direbbe qualcuno).
Progetta di portare al cinema la saga del Signore degli Anelli e ci riesce, permette di realizzare film come District 9 (non un granché secondo me, ma averne film così), pensa a una serie di film su Halo o si mette in testa con Spielberg di farne altri su Tin Tin (non vedo l'ora!).
E poi ti stupisce quando diventa da così a così (un vero effetto speciale vivente!) oppure dichiara "che mai avrebbe pensato che qualcosa avrebbe superato l'emozione degli Oscar del 2004" (riferendosi a quando fu insignito del titolo di cavaliere dalla Regina. Mah...): insomma, un tipo "bigger than life".
Però i suoi film, quelli che dirige, alla fine sono sempre un po' noiosi.
Lo è stata la Trilogia (filologicamente impeccabile, per carità, ma due palle!), decisamente lo fu Creature del cielo ed anche Sospesi nel tempo non era certo un film ad alto tasso d'adrenalina.
Anche i suoi primi film horror/splatter non sono da meno: di Splatter/Gli schizzacervelli ricordo una soporifera visione a un Fantafestival una quindicina d'anni fa (nonostante gli ultimi venti minuti di sangue a tutto schermo).
Insomma, lo stimo e vedo sempre i suoi film ma ogni volta mi delude amaramente.
Amabili resti non è un'eccezione.
Il film, come sempre nelle sue opere, comincia benissimo e sembra godibilissimo.
Poi, due palle. Ancora una volta.
La storia è molto bella e, sono sicuro, il libro da cui è stato tratto il film è eccezionale.
D'altronde fu lo stesso Jackson a dire, a proposito dell'adattamento di Amabili Resti, che "il vero capolavoro è il romanzo di Alice Sebold" (come potete leggere qui).
E infatti, nonostante il plot, il film si trascina stancamente verso il deludente finale, lasciandoti con la sensazione di un'ottima occasione mancata.
La visione del paradiso che ci offre il regista neozelandede è francamente vomitevole, una brutta copia di quella schifezza assoluta che era stato a suo tempo Al di là dei sogni con Robin Williams, con le solite estenuanti scene di estasi adolescenziale evidentemente tanto care a Jackson (vedi Creature del Cielo).
Nota postiva per gli attori, tutti bravi, con uno Stanley Tucci come al solito monumentale (ho visto il film in lingua originale ed è irriconoscibile con quello strano accento, credo, del sud. Un mostro di bravura).
In conclusione credo si possa tranquillamente affermare che il film non è niente di imprescindibile (peccato).
P.s.: occhio al cameo di Peter Jackson nel negozio del centro commerciale mentre prova una macchina fotografica.


IPOCRISIA PALLONARA

Gianni Petrucci ha proposto di espellere chi bestemmia in campo.
Non lo ricordavo, ma ho letto che c'aveva già provato nel novembre del 2004.
La regola 12 al punto 4 dice che deve essere espulso chi usa un linguaggio offensivo, ma non c'è più l'esplicito riferimento alla bestemmia (che una volta c'era sul regolamento).
Petrucci vuole fortemente reinserire questa dicitura.
Il che significa che se, durante una partita, 50000 mila persone urlano negro di merda a un paio di calciatori va bene mentre se un professionista (quindi un lavoratore) spara un bestemmione imprecando per aver fatto una stronzata viene buttato fuori.
Mah...
Bruno Conti una volta disse che se gli arbitri dovessero davvero cacciare tutti quelli che bestemmiano dopo un quarto d'ora si svuoterebbe il campo.
Pensa che bello: Kakà che vince tutte le partite da solo!
Fermo restando che questo blog sarà sempre contrario alle crociate (nel senso proprio del termine) di qualsiasi tipo e forma, questa mi sembra veramente un'ipocrisia troppo esagerata.
Entrerebbe in gioco troppo fortemente la discrezione dell'arbitro e verrebbe punita eccessivamente quella che è, in fin dei conti, un'abitudine.
Brutta e cattiva, ma pur sempre un'abitudine.
E chi bestemmia in un'altra lingua? Viene punito solo di fronte agli occhi di dio?
Dai, per favore.
Questa notizia però mi ha fatto scoprire una curiosità interessante di cui non sapevo niente: il 12 ottobre del '75 il Como vinceva 2 a 1 contro la Juve quando l'arbitro fischiò una punizione dal limite per una bestemmia di un comasco. Gol di Causio e 2 a 2.
La Juve in quegli anni non perdeva mai.
Grazie (anche) a dio.

mercoledì 3 febbraio 2010

CRONOMACCHINA ACCIDENTALE

L'ultimo numero di Urania (ancora in edicola) è molto divertente.
E' un romanzo sui viaggi del tempo originale e godibile che ha come protagonista un giovane assistente ricercatore del MIT di Boston un po' distratto e stropicciato ma altrettanto intelligente che, durante degli esperimenti di routine in laboratorio, scopre per caso la possibilità di viaggiare nel tempo.
Decide di tenersi la stupefacente scoperta tutta per sè e di rubare questo calibratore quantico che se collegato ad un pezzo di ferro qualsiasi (per il primo viaggio lo collega a una macchina degli anni cinquanta come quella della copertina. Vi ricorda qualcosa?) permette di spostarsi in futuri sempre più lontani senza però, almeno apparentemente, riuscire a compiere il viaggio al contrario per tornare al passato (ovvero il suo presente).
Spinto dalla curiosità dello scienziato decide di intraprendere questi salti nel vuoto fino ad arrivare a futuri lontanissimi ed inimmaginabili (nonché pericolosi).
Joe Haldeman si conferma ottimo scrittore di sci-fi (di lui avevo già letto "I Protomorfi", gustoso anche questo), con un ottimo senso del ritmo ed un'eccellente coerenza scientifica (soprattutto per quanto riguarda la fisica quantistica).
Insomma, consigliato.

martedì 2 febbraio 2010

"LA POLITICA E' GUERRA SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE"


Dopo averlo visto Valentina, la mia compagna, è rimasta un paio d'ore in silenzio senza dire una parola. Io l'ho capita (nonostante non sia dotato della sua stessa raffinata sensibilità) e ho anche intuito che non c'era molto da aggiungere.
Però un pensiero fugace, dopo il film, mi è passato per la testa: ma almeno uno tra Cota Castelli Bossi Gasparri Tosi e così via l'avrà visto questo film?
E dopo averlo visto cosa avrà pensato? Come avrà reagito?
E' un'osservazione inutile ma non posso non pensarci.
E non riesco a non immaginarli mentre ridono grossolanamente, personaggi grotteschi di un film che gira solo nella mia testa a metà tra Pasolini e Fellini.
E vi assicuro che è un'immagine raccapricciante.
Ovviamente il film è bellissimo e lo dovete vedere.

PUERTO RICO OVVERO IL BOARDGAME PARADIGMATICO



Il primo vero post sul mio blog e parlo di un boardgame, un gioco da tavolo.
I motivi sono diversi ma in realtà non voglio stare qui a spiegarli, semplicemente perché il blog è mio (e lo gestisco io?).
Fossimo tedeschi o danesi etichettare dei post sotto la voce "boardgames" non suonerebbe tanto strano quanto il farlo qui in Italia.
E' un problema di natura culturale, certamente, ma vi assicuro che i giochi da tavolo che potete trovare in giro sono quasi tutti divertentissimi.
La maggior parte di voi probabilmente avrà giocato almeno una volta a Risiko: ecco, non c'entra niente.
I boardgames moderni non sono solo una semplice evoluzione del Monopoly o del Cluedo, sono molto di più.
Sono strategici, tattici, complicati, intriganti. Giochi per adulti, insomma. Robba seria.
Ed il più figo di tutti, da diversi anni ormai, è sempre lui, Puerto Rico.
Gioco dove ci si scambia di ruolo e si può essere capitani di una nave, minatori o commercianti in ogni turno per gestire al meglio il proprio appezzamento di terreno sull'isola di Puerto Rico di più di due secoli fa, coltivando e producendo indaco o caffè per poi caricarlo sulle navi e rivenderlo nel continente.
Se volete avvicinarvi al fantastico mondo dei giochi da tavolo questo non ve lo potete perdere.
Ci torneremo.


ED EVA VEDE


Un palindromo.
Il personaggio più intrigante della storia della letteratura mondiale, una donna che spinta dalla curiosità e dalla brama di sapere è disposta a rischiare pur di assaporare la conoscenza, che decide di mettere tutto sul piatto ed andare contro dio solo per vedere, sbirciare, scoprire l'altro, il diverso.
E da quello spiraglio vede, un mondo. Diverso ma non per questo necessariamente peggiore.
Ed Eva vede. Per prima.
Benvenuti.