mercoledì 4 agosto 2010

IN RISPOSTA AD UN POST DI ROBERTO RECCHIONI


La scorsa settimana mi sono capitati due episodi di banale quotidianità che però mi hanno fatto riflettere. La mattina ho assistito “in diretta” ad un incidente tra una BMW nuova di zecca e un vespone: avendo visto tutto molto chiaramente ho potuto constatare che il tipo alla guida del macchinone stava parlando al cellulare senza auricolare proprio nel momento in cui aveva preso la poco intelligente decisione di fare inversione a U su una strada a doppio senso di marcia, particolarmente trafficata e con una bella doppia riga continua di mezzeria sull’asfalto. Il botto col povero motociclista è stato inevitabile. Per fortuna non è successo niente di grave, se non fosse che il proprietario della BMW (che era, come io ben sapevo, chiaramente in torto) ha cominciato ad inveire contro il tipo sul vespone, che nel frattempo se ne stava mogio mogio a controllarsi una bella escoriazione sull’avambraccio. Il tipo della BMW era uguale a Alfano (come c’aveva ragione Totò, su Uomini e Caporali, quando sosteneva che i prepotenti, i padroni, i disonesti, i caporali insomma c’hanno tutti una faccia…), il “ministro” della giustizia (un politico talmente anonimo che la maggior parte degli italiano è convinta faccia Lodo di nome): vestito su misura, Rolex, mocassini blu metallico. Il tipo sulla Vespa era invece un signore tranquillo, pacato, sui 40 anni, vestito un po’ da fricchettone e di una gentilezza squisita. Nonostante fosse stato investito dal “nuovo barbaro” (per dirla con rrobe), se ne stava lì ad ascoltarlo silenzioso, guardandomi di tanto in tanto in cerca di un cenno di approvazione che da parte mia arrivava ogni volta puntualissimo. Dopo aver fatto sbraitare il povero pazzo, ci siamo messi a compilare il cid e, con un altro tipo, abbiamo testimoniato sulla dinamica dell’incidente (quindi immagino che il criminale si attaccherà allegramente al cazzo, stavolta). Altro episodio che mi è capitato tipo il giorno dopo è stato con una mia conoscente, Laura, ragazza madre di nemmeno 25 anni, disoccupata che vive ancora a casa coi genitori (col papà a sua volta senza lavoro), elettrice/sostenitrice del Berlusca. Si parlava di cazzate, anche con altre persone, quando a un certo punto, non ricordo nemmeno perché, me ne sono uscito col citare un libricino che stavo leggicchiando in quei giorni, “Le multe agli operai” di Lenin. Non l’avessi mai fatto: Laura ha cominciato a sputarmi addosso di tutto, dove “comunista di merda” era diventato un simpatico intercalare tra un grazioso “vaffanculo” e un dolce “non capisci un cazzo”. La sua linea era, stranamente, chiarissima: lei voleva semplicemente esprimere tutto il suo dissenso assoluto verso di me, o meglio verso quelli come me, “colpevoli” ai suoi occhi di avere una vita tranquilla, una bella compagna, un appartamento accogliente (dove viviamo senza figli…), una macchina costosa, e di starsene lì a fare i sofisti senza trovare soluzioni pratiche (a differenza di “Lui”) e fraintendendo nella mia pacatezza e gentilezza una falsità che non può essere altra, diversa da così, che non può essere assolutamente gentilezza pura e semplice, disinteressata.
Alle sue parole velenose, forse per vigliaccheria nascosta da cordiale buon senso, non ho saputo controbattere.


Alla fine è la quotidianità con la quale dobbiamo confrontarci, che ci fa capire davvero com’è la (schifosa) situazione.
E’ vero, Berlusconi ce lo meritiamo, “lo abbiamo chiesto noi (o almeno la metà di noi +1)”, ed è vero anche che è “espressione della volontà popolare”, plasmata da lui con trent’anni di imbarbarimento culturale, come dice giustamente RRobe (e come illustra abbastanza bene Gandini in Videocracy).
Però forse non ci rendiamo nemmeno tanto conto di quanto questo imbarbarimento sia stato profondo: non ci ricordiamo più quanto fossero cazzuti gli operai una volta, di quanto fosse consapevole di sé e compatta la classe operaia, il proletariato: un operaio di trent’anni fa, a sentirlo parlare oggi su quei vecchi filmati delle teche Rai oppure nel film La Cosa di Nanni Moretti (che comunque è “solo” di vent’anni fa), fa un effetto straniante, è allucinante quasi più di un film di Cronenberg.
Oggi gli operai votano Lega. Oppure Fini.
E’ questo che più di tutto mi fa incazzare, se poi soprattutto confronto quel "prima" ai nostri tempi, constatando la prepotenza volgare di oggi e la deficienza (nel senso proprio del termine) di tanta gente.
E quindi mi dispiace ma in conclusione non posso non odiare con tutto me stesso la sinistra italiana tutta: perché in trent’anni ha permesso tutto questo, ha sputtanato tutto, ha perso contatto con la realtà: Berlusconi sarà pure il capo dei barbari, ma non sono state proprio erette mura di difesa…
E’ come dice Luttazzi: un bel giorno abbiamo deciso di metterci comodamente a pecora per farci inculare ben bene. E la cosa simpatica è che ce piace pure.
Siamo nella merda e a ‘sto punto non ci resta che restare disperatamente a galla.
E sinceramente io mi faccio più schifo di tutti.

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